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KALI ARNIS ESCRIMA

Kali, antico nome del metodo di combattimento filippino antecedente l’arrivo degli europei, è composto dalle contrazioni delle due parole “kamot” (mano o corpo) e “lihoc” (movimento).

L’arcipelago delle Filippine fu scoperto nel 1521 da Magellano, esploratore portoghese al servizio della Spagna, che in nome del re impose agli indigeni di pagare i tributi.

I filippini vedendo gli europei come invasori si rifiutarono di pagare e comandati dal rajah Lapulapu sconfissero Magellano ed il suo seguito sull’isola di Mactan. Dopo Magellano la Spagna mandò altre spedizioni in questo arcipelago che nel 1565 prese nome dal futuro re di Spagna Filippo II°; nel 1571 gli spagnoli istituirono a Manila il governo coloniale che governò la zona per più di 300 anni. In questi anni ci furono varie incursioni di pirati cinesi e giapponesi contro cui i filippini combatterono più volte affiancando l’invasore spagnolo.

Questi eventi furono fondamentali per lo sviluppo delle arti marziali filippine: contemporaneamente vennero a confronto tecniche di combattimento filippine, spagnole, cinesi e giapponesi, che contribuirono ad accrescere il bagaglio tecnico del kali.

Nei successivi anni ci furono molte rivolte contro i colonizzatori, per limitare tale rischio il governatore Salazar proibì le armi di taglio che vennero sostituite dagli indigeni con i bastoni.

Il termine “escrima” o “arnis” venne utilizzato in questo periodo dagli spagnoli che assistendo ai combattimenti o duelli fra filippini ritrovarono analogie con la loro scherma.

Successivamente il kali diventò una danza dagli eleganti movimenti nella quale nascondere tecniche segrete e colpi mortali che di fatto arricchirono questa arte marziale sotto l’aspetto del ritmo e della fluidità del movimento.

Verso la fine del XIX° secolo gli americani subentrarono di fatto agli spagnoli nella gestione delle Filippine non senza problemi dovuti sia a vari tentativi di invasione da parte dei giapponesi che a rivolte perpetuate soprattutto dai “moros”, abitanti del sud dell’arcipelago (Mindanao), dove il kali è stato influenzato dal silat indonesiano e malese.

Venendo ai giorni nostri il kali ha avuto sempre più considerazione da parte delle forze dell’ordine e corpi speciali militari di tutto il mondo, da guardie del corpo e dai praticanti di arti marziali per la relazione tra le applicazioni a mano nuda e con le armi, rendendo questa arte marziale un sistema completo.

Il programma di apprendimento è composto da diversi settori che interagiscono tra di loro insegnando al praticante un arsenale di colpi, contrattacchi e lotta armata formando una capacità strategica elevata.

Nel programma didattico il praticante inizierà già dalla prima lezione a maneggiare le armi per due motivi fondamentali:

1.l’uomo armato si trova sempre in vantaggio sull’uomo disarmato;

2.quello che si impara nel combattimento armato del kali può essere applicato  anche a mani nude.





Il sistema basa il suo programma su due pilastri fondamentali: settore armi e settore a mani nude.



SETTORE ARMI

DOPPIO OLISI o SINAWALI: l’area di base su cui si sviluppa tutto il resto; l’abilità nel maneggio di questa doppia arma crea una guardia impenetrabile.



OLISI: bastone singolo;  specialità principale del kali, conosciuta anche come “scherma della mano viva” per la partecipazione della mano disarmata che nelle azioni di combattimento può intervenire con tecniche di disarmo, controllo, schivate, in combinazione con la mano armata.




SPADA e DAGA o BASTONE e DAGA: sistema di scherma sottratto ai conquistadores spagnoli che, in uno scontro armato, permetteva loro di adoperare contemporaneamente sia la spada nella lunga distanza, che la daga (o pugnale) nella corta distanza. Questo ingegnoso sistema fu utilizzato dai filippini che sostituirono alla spada il bastone per la distanza lunga e mantennero  il coltello nella distanza corta.





COLTELLO (baraw): è l’arma più studiata dopo il bastone.
Lo studio, l’apprendimento e la pratica possono arrivare ad un livello di raffinatezza ed efficacia tali da poter sviluppare la precisione delle tecniche e dei colpi: per un combattente di kali il coltello rappresenta la vita o la morte. Nella pratica l’applicazione è uguale a quella del bastone, ma data la differenza di peso e di dimensioni, le traiettorie, i cerchi e le elissi sono ridotte ottimizzando l’efficacia e la velocità di taglio della lama.

BOLO o MACHETE FILIPPINO: nato come arnese da lavoro o per farsi strada nella giungla il bolo è diventato  un’arma da combattimento occupando un ruolo importante nell’arsenale del kali. I maggiori esperti di questa arma sono le popolazioni musulmane che abitano a sud dell’arcipelago delle Filippine.





SETTORE MANI NUDE

PANANTUKAN (l’arte di tirar di pugno): l’impostazione ricorda quella della boxe occidentale con l’applicazione dei principi di movimento studiati con le armi, dei colpi di gomito, delle tecniche di gunting (a forbice), dei colpi di palmo, ecc..
SIKARAN (l’arte di calciare): i calci vengono sferrati a distanza ravvicinata per distrarre l’avversario ed entrare con una percussione o per destabilizzare la sua guardia ed il suo equilibrio. Nel combattimento armato l’altezza dei  calci non deve superare le anche; i bersagli classici sono le articolazioni delle ginocchia e caviglie, l’interno tibia, l’avampiede, i quadricipiti ed i genitali. In questo sistema rientra anche un’astuzia molto usata e conosciuta come “foot trapping” (intrappolamento dei piedi): questo trucco consente di bloccare il piede dell’avversario impedendogli di indietreggiare o uscire di lato e colpirlo con vari colpi.
HUBUD LUBUD o CADENA DE MANO: ispirandosi  alla tradizionale lavorazione di intreccio dei materiali per la creazione di manufatti di vario genere, i movimenti di legare-slegare sono stati trasferiti nel lavoro di braccia per sviluppare la sensibilità. Questo allenamento viene svolto in coppia cercando di mantenere un contatto costante delle mani ed inserendo, nell’esecuzione dell’esercizio ciclico, improvvisi colpi, percussioni, leve, disarmi e squilibri, senza spezzare il ritmo ed interrompere la fluidità dei movimenti. Allenare intensamente questa area del kali permette di sviluppare l’economia di movimento, il tempismo, l’equilibrio dinamico e l’adattabilità a situazioni di cambio repentino create dal compagno d’allenamento.
DUMOG: conosciuta con il nome filippino BUNO o KAPULUBUD è la lotta corpo a corpo e consiste nello squilibrare o mettere in leva articolare l’avversario per colpirlo o  per neutralizzare un suo attacco “senza vincolarsi” a lui. Caratteristica è la strategia che prevede sempre il combattimento contro più avversari.




Tra il lavoro a mani nude e quello armato esiste una stretta analogia in cui si incastrano altri lavori sequenziali molto sofisticati da eseguire con un partner:

SOMBRADA: attraverso una sequenza prestabilita eseguita ciclicamente ed in coppia si applicano serie di tecniche concatenate quali attacchi, parate e schivate; con uno studio approfondito il livello tecnico si evolve portando l’allievo a sperimentare nuove possibilità e ad inserire gradualmente delle variazioni tecniche innalzando la qualità del lavoro. Basata su principi universali di movimento la sombrada può essere eseguita a mani nude, con due bastoni, con un bastone solo, con spada e daga, ecc..
PALIS (esercizio di controllo in assorbimento): il principio è di intercettare la mano armata dell’avversario ed accompagnare il suo attacco con la propria mano disarmata (mano viva) e con la partecipazione di tutto il corpo, fuori dalla propria traiettoria ed aprire un varco nella  guardia avversaria e quindi colpire.
TAPI TAPI: esercizio di controllo in opposizione del braccio armato.
PUNO SOMBRADA: è una sequenza prestabilita di tecniche concatenate nella corta distanza il cui obiettivo è di imparare il sistema corpo a corpo con il bastone ed il modo di sfruttare  l’estremità inferiore dell’arma.



Una volta acquisita una certa familiarità, tutti questi esercizi  sono mescolati fra  loro per rendere l’allenamento il più possibile vicino al combattimento reale e sviluppare la capacità d’adattamento in modo spontaneo.