HOME     LA SCUOLA     ARTI MARZIALI    SISTEMI PSICOMOTORI FUNZIONALI    FOTO E VIDEO    LINK    CREDITI


PENCAK - SILAT

Le prime notizie sul PENCAK SILAT ci giungono dai regni di Giava e Sumatra Sri Visaya e dall’impero Majapait. Questi regni sono stati nei secoli passati le più importanti organizzazioni umane nell’area tra l’oceano indiano e l’oceano pacifico in quelle terre che oggi identifichiamo come Malesia, Indonesia, Filippine e Brunei.
Con l’idioma SILAT oggi si racchiudono tutte le forme di combattimento e vie iniziatiche  legate all’arte guerriera che si sono sviluppate in questa zona del sud est asiatico.
Per la sua estensione e disposizione territoriale e per la sua storia l’arcipelago rappresenta uno dei più variegati incontri di culture e di etnie esistenti al mondo poiché nel corso dei secoli è stato teatro di numerosi invasioni ed influenze:  dapprima quella indiana, poi quella islamica, infine quella cinese e persino quella cristiana portata dagli europei.
Fu durante l’egemonia culturale indù che dalla punta estrema di Sumatra si diffuse lentamente ma progressivamente l’islamismo ad opera soprattutto dei mercanti provenienti dal medio oriente.
Con la conversione dei regnanti dall’induismo alla religione di Maometto, l’influenza islamica raggiunse la maggior parte delle popolazioni abitanti le isole dell’arcipelago. La forma islamica che ha conquistato questa vasta zona è il misticismo sufi. A causa   dell’espansione in medio oriente della corrente integralista i sufi si rifugiarono verso il sud est asiatico trasmettendo una cultura religiosa e pratiche psico fisiche che hanno permeato molte attività dell’arcipelago compreso il PENCAK SILAT, in cui sopravvivono anche elementi di induismo, buddismo e primitivo animismo (sciamanesimo).
Il SILAT è forse tra le poche attività guerriere che mescola sapientemente l’estrema praticità ed efficacia con un misticismo che rasenta l’ascetismo e le pratiche magiche. Il silat tradizionale rimane un’arte difficile da praticare perché richiede abilità psicomotorie straordinarie, una notevole dose di intelligenza, consapevolezza ed un’enorme sensibilità. Le difficoltà incontrate sono premiate dall’apprendimento di un’arte marziale dal sapore guerriero nata per la sopravvivenza e dallo scoprire che oltre l’estrema realtà del combattimento viene intrapresa una via iniziatica che porta ad uno stretto contatto con la natura, sviluppando i sensi superiori.
I capi dei villaggi o gli sciamani che praticavano il silat sviluppavano un’energia, una forza vitale chiamata “SEMANGAT” che permetteva loro di esercitare la magia per poter controllare il mondo sovrannaturale. Le forme più elevate di silat insegnano agli studenti più meritevoli i segreti dello spostamento economico e soprattutto i mezzi di auto perfezionamento comunicando a pochi eletti le chiavi di accesso  per interpretare schemi e simboli dalle inaspettate risorse.
Gli stili più tradizionali riguardano quelli che assumono caratteristiche e movenze degli animali e più in generale all’osservazione della natura, fra questi l’HARIMAU SILAT (silat della tigre), il BUAJA SILAT (silat del coccodrillo), KUCING SILAT (silat del gatto), SILAT ULAR (silat del serpente), ecc. tutti questi stili sono la testimonianza di un mondo la cui formazione culturale avveniva attraverso l’intimo rapporto con la natura. Il PENCAK SILAT pur essendo un’arte marziale antica ha mantenuto la struttura di disciplina tesa al combattimento totale.






La scuola SEMANGAT SILAT TRIESTE propone, nei suoi corsi, diversi stili di silat:

CIDEPOK SILAT
CITEMBAK SILAT
HARIMAU PUTIH SILAT
BUAYA SILAT
SATRIA MUDA
KUCING  SILAT
CIKALONG  SILAT
SEPELET SILAT

CIDEPOK SILAT è un’ antica arte marziale dell’isola di Bali in cui si possono trovare elementi che la riconducono a diversi stili tradizionali anche legati ad altri popoli che abitano l’arcipelago indonesiano; in modo particolare ci sono elementi di congiunzione con lo stile Harimau, sviluppatosi sull’isola di Sumatra, terra del popolo Minankabau, e con altri stili giavanesi che sono caratterizzati dallo stesso prefisso “ci” come il CIKALONG, CIMANDE, CIULAR, CIMACAN, ecc.. Nel cidepok silat l’allievo viene iniziato all’arte marziale attraverso lo studio dei movimenti di base racchiusi in piccole sequenze chiamate “jurus”.
I jurus degli stili tradizionali sono una geniale sintesi di movimenti essenziali usati poi nelle applicazioni tecniche e nel combattimento, non rappresentano una sola azione ma sono schemi motori multifunzionali e polivalenti; ciascun singolo movimento rappresenta un principio in grado di generare molte tecniche di attacco e di contrattacco (difesa).
Un modo per tenere sottomano l’essenza dell’arte è condizionare il corpo attraverso l’esecuzione quotidiana dei jurus.
Nello stile cidepok i jurus sono cinque: i primi tre sono argomento di studio base mentre gli altri due fanno parte dello studio avanzato.
Le aree di studio del cidepok silat sono suddivise in “settore a mani nude” e  “settore armato”.




SETTORE MANI NUDE

PUKULAN: l’arte di colpire con la mano (tangan), di pugno (tinju), di gomito (siku), di ginocchio (lutuh), di piede (kaki) o tutte quelle parti del corpo che consentono di portare uno o più colpi contundenti verso l’avversario.
SAPUAN: l’arte di spazzare; raffinate e imprevedibili tecniche di spazzate da tutte le posizioni in piedi, accosciati o perfino al suolo.
POTONG: tagliare gli attacchi sia di mano che di piede mantenendo il controllo della linea di attacco.
GOYANGAN: scuotere l’avversario ed il suo sistema difensivo (sia a livello fisico che psicologico e di conseguenza anche quello energetico).
PERISAI: lo scudo, l’arte delle guardie nascoste e l’arte di rendere la difesa impenetrabile.
TANGKISAN: respingere gli attacchi.


PERMAINANTANGKAN- TARITANGAN: gioco delle mani o danza delle mani. Si tratta di serie di esercizi a catena  finalizzati allo sviluppo della sensibilità che vengono eseguiti in coppia per sperimentare tutte le tecniche di attacco e difesa (come per esempio nella Cadena de Mano o Hubud del Kali filippino, nel Chi Sao del Wing Chun o Jeet Kune Do, Thui Shou o mani che spingono del Tai Chi  Chuan ecc.).
LANGKAH: l’arte delle posizioni e dei passi strategici fonte d’insegnamento di maestri e mistici di formazione sufi del SATRIA MUDA SILAT, la cui conoscenza dei simboli e dei numerosi stili tradizionali sono un prezioso elemento costitutivo della nostra scuola.
DASAR:  studio dei diversi atteggiamenti delle mani per colpire con efficacia il bersaglio in cui vengono studiate le catene di colpi da inserire poi nell’allenamento dinamico.
TENAGA DALAM: sviluppo dell’energia interna e studio delle tecniche di respirazione.












SETTORE ARMATO

TOYA o TONGKA: bastone dalle diverse dimensioni: corto, medio, lungo.

PISAU: il coltello di varie forme e dimensioni.



PARANG: rientrano sotto questo nome sia le spade, il golok, il machete di forme diverse a seconda della zona che si prende in esame.
ARMI FLESSIBILI: di vario tipo dalla frusta al sarong.

KARAMBIT o KUKU MACAN: artiglio della tigre l’arma usata dal popolo Minankabau e dai praticanti del temuto stile HARIMAU. La sua forma induce a muoversi ed a colpire come il feroce felino quando porta i suoi laceranti attacchi.








CHABAN: conosciuta come Sai o Trisula, di chiara origine induista, quest’arma avente una forma di puntale a tre punte è l’antidoto per anullare gli attacchi da armi da taglio, siano esse di dimensioni ridotte come i coltelli o lame lunghe tipo spade ( vedi periodo invasione giapponese in cui venivano adoperate le katane).
KRISS: l’arma sacra dalla lama ondulata.





Altri stili che completano il vasto repertorio del sistema PENCAK SILAT della scuola sono:
CITEMBAK SILAT: il prefisso “CI” ricorda il legame sotterraneo con l’area giavanese, mentre il termine “TEMBAK” significa sparo, infatti le azioni, le tecniche e le strategie hanno come caratteristica principale la velocità esplosiva ed i colpi ripetuti sull’avversario. Lo stile è caratterizzato da tre principi: KUAT- FORTE,  DEKAT-VICINO e CEPAT-VELOCE.
HARIMAU PUTIH SILAT: è ritenuto il più pericoloso sistema di combattimento, la sua applicazione marziale scatena micidiali tecniche che mirano all’annientamento dell’avversario dilaniandolo, e alla rottura delle articolazioni delle braccia, delle gambe o delle vertebre cervicali. Lo studio di questo stile è talmente potente sia a livello fisico che interiore da poter modificare l’applicazione tecnica del soggetto portandolo, attraverso la pratica tradizionale, a poter “incontrare la tigre”, metafora che sottintende la totale simbiosi fra uomo e natura. Nel programma del Silat Harimau vengono integrati gli stili del Buaya e del Kucing, poiché possono interagire tra  loro.
BUAYA SILAT: stile del coccodrillo specializzato nel combattimento a terra; nella postura di base una gamba è raccolta mentre l’altra è stesa ad imitare la coda del grande rettile. Allenando questo stile con le posizioni a terra assieme a pratiche di visualizzazione e suggestione provochiamo un forte stimolo al cervello encefalico, detto anche “cervello del rettile”, la parte più antica, risvegliando in noi l’aspetto primordiale dell’istinto. 
SATRIA MUDA: letteralmente tradotto in “giovane eroe” è un concentrato di molti sistemi “minang” dell’isola di Sumatra.
KUCING  SILAT: lo stile del gatto affine e complementare allo stile HARIMAU.
CIKALONG  SILAT: lo stile del pipistrello che sviluppa gli sbilanciamenti e proiezioni con gli arti superiori.
SEPELET SILAT: originario della Malaysia include metodi di allenamento a mani nude con tecniche di percussione e di controllo di equilibrio e di studio della strategia.

Tutti questi stili di Silat sono collegati tra  loro per la struttura ed i principi che lo compongono pur mantenendo ognuno le proprie peculiarità che li contraddistinguono gli uni dagli altri.    Ci sono ad esempio stili di Kali a sud delle Filippine (Mindanao) che vengono denominati Silat, questo a dimostrazione di quanto sia variegato il mondo di questa arte marziale.
Si può quindi concludere che il Penjak Silat sia nato dalla fusione di esperienze notevolmente diverse fra loro che attingono alle stesse fonti della conoscenza umana universale.